Il Paese si trova nell'emisfero australe, circondato dall'oceano Indiano a ovest e sud, e dal Pacifico a est. È formata dal Mainland ossia la parte continentale o l'isola principale, la Tasmania e altre isole minori dette Terre remote, quali le Isole Cocos e Keeling, l'Isola di Natale, l'Isola Norfolk, l'Isola di Lord Howe, l'Isola Macquarie (ritenuta parte della Tasmania) e l'isola Heard. Canberra reclama anche il Territorio antartico australiano con le sue basi.
Popolata dagli aborigeni per più di 40 000 anni, è stata colonizzata dal Regno Unito a partire dal XVIII secolo. Gli australiani, che chiamano se stessi aussie, sono un popolo multietnico, annoverando non solo aborigeni ed europei, ma anche asiatici e americani.
Dal punto di vista politico l'Australia è una monarchia costituzionale federale. Il capo dello stato è la Regina d'Australia Elisabetta II (anche Regina della Gran Bretagna), rappresentata da un governatore generale. La capitale è Canberra ma la città più popolosa è Sydney, seguita da Melbourne, Brisbane, Perth e Adelaide.
L'Australia è abitata da circa 40.000 anni, da quando i progenitori degli australiani aborigeni arrivarono dall'odierno Sud-Est asiatico approfittando dei ponti di terra createsi durante l'era glaciale, seguiti poi dai Maori che colonizzarono invece la Nuova Zelanda. Nonostante non sia stata scoperta dagli europei fino al XVII secolo, già gli antichi Greci e Romani avevano immaginato l'esistenza di una terra al di sotto dell'Europa, la cosiddetta Terra Australis ("terra meridionale"), da cui è in seguito derivato il nome "Australia".
Il primo europeo a mettere piede sul "nuovissimo continente" fu nel 1606 il navigatore olandese Willem Janszoon. Si stima che nel 1788 le popolazioni autoctone contassero tra i 750.000 e un milione di abitanti; all'arrivo dei coloni l'integrazione fu breve e senza grandi spargimenti di sangue. Oggi tuttavia appena il 2% della popolazione australiana è di etnia aborigena che vivono in tribù per la maggior parte sconosciute.
Nel 1770, dopo l'arrivo dell'allora tenente di marina del Regno Unito, James Cook, due terzi orientali del paese vennero reclamati dal Regno Unito, che li utilizzò per impiantarvi delle colonie penali, reclamandone il resto nel 1829. La maggior parte degli Stati che più tardi si federarono formando l'Australia non erano comunque nati come colonie penali.
Il 1º gennaio 1901 nasce il Commonwealth, o federazione d'Australia, come dominio, all'interno dell'Impero britannico. L'Australia era ormai indipendente, anche se gli ultimi legami legali con il Regno Unito non furono recisi fino al 1986.
Nel 1999, la popolazione è stata chiamata a votare su un referendum per modifica della forma di stato dell'Australia in una repubblica, con un presidente a sostituire la regina come capo dello Stato, tuttavia il quesito è stato respinto. Malcolm Turnbull aveva intenzione di proporne un altro, che desiderava fosse effettuato alla morte o all'abdicazione di Elisabetta II del Regno Unito, in quanto era sua intenzione rimanere nel Commonwealth ma non esserne un reame. Le stesse intenzioni sono state manifestate anche dalla vicina Nuova Zelanda e dal Canada, seppure le popolazioni di tutti e tre i reami del Commonwealth si esprimano ancora in maggioranza favorevoli alla monarchia.
Nel 2007 l'Australia è rappresentata da contingenti militari sia in Iraq sia in Afghanistan, in linea con il blocco occidentale di riferimento. La sua collocazione geografica pone tuttavia il Paese a stretto contatto con i problemi del Sud-est asiatico, e in particolar modo delle isole del Pacifico. Cina e Giappone, che completano l'elenco delle maggiori potenze della regione, non sono coordinate tra loro e neppure gradite ai Paesi più piccoli. L'Australia si è così trovata più volte a intervenire nel 2006 per le turbolenze politiche di Timor Est e delle Isole Salomone e, precedentemente, di Nauru, Vanuatu, Papua Nuova Guinea.
Le popolazioni native dell'Australia, giunte nel paese circa 50.000 anni fa, sono note come aborigeni. La parola "aborigeno" (dal latino ab origine) fu usata fin dal XVIII secolo dai coloni europei per indicare le popolazioni indigene.
Gli aborigeni non amano essere definiti Aborigines, per la connotazione negativa associata al termine; da parte dei non-aborigeni si usano sempre più frequentemente espressioni quali Native people o indigenous Australians. Gli Australiani non-Aborigeni sono chiamati dai nativi: kardiya nel gruppo linguistico ngarrkico, lhentere o warlpele nel gruppo arandico e piranpa o walypala nei linguaggi dei deserti occidentali.
Precedentemente alla colonizzazione i contatti con il resto del mondo avvenivano attraverso le isole indonesiane: si può valutare come alcune lingue australiane aborigene del Territorio del Nord abbiano influssi Makassar.
Nonostante la loro nomea di "superstiti" dell'età della pietra, è provato che la cultura aborigena è cambiata nel tempo. La pittura rupestre in svariate località dell'Australia settentrionale consiste in una sequenza di diversi stili legati ai diversi periodi storici. Harry Lourandos è il principale promotore della teoria che ipotizza un'intensificazione dell'attività di caccia e raccolta tra 5.000 e 3.000 anni fa. Tale intensificazione ha portato a un aumento dell'impatto umano sull'ambiente (ad esempio la costruzione di trappole per i pesci nello Stato di Victoria), alla crescita della popolazione, all'aumento degli scambi tra i gruppi, ad una più complessa struttura sociale e ad altri cambiamenti culturali. In questo periodo si nota, inoltre, un cambiamento negli utensili di pietra, con lo sviluppo di punteruoli e raschiatoi più piccoli ed elaborati.
All'epoca della colonizzazione bianca la popolazione aborigena si aggirava intorno ai 700.000 abitanti, ma entro il 1900 era scesa drammaticamente a 100.000. Non erano un unico gruppo etnico, ma erano costituiti da almeno 600 diversi gruppi linguistici sparsi per il Mainland, con culture diverse.
Le pagine più tragiche dello sterminio sono state scritte in Tasmania: nel 1830 fu istituita la Black Line, una banda di 3.000 cittadini armati, che setacciarono l'intera isola sparando a vista. Prima dell'arrivo dei bianchi, nel 1803, gli aborigeni sull'isola erano circa 5.000; l'ultimo rappresentate fu Truganini, una donna, che morì nel 1876.
Nel XX secolo, tra le figure che si sono maggiormente distinte per i diritti degli aborigeni spicca il nome di Edward Koiki Mabo.
Con il termine Generazione sequestrata si indica quella generazione di bambini nativi, nati da coppie miste (bianchi e aborigeni) e poi strappati dalle famiglie da collegi e istituti educativi pubblici e costretti a dimenticare le proprie tradizioni culturali.
È ampiamente riconosciuto che la colonizzazione ha prodotto molteplici danni a carico delle popolazioni aborigene, e sono state tentate, e fatte molte azioni di riconciliazione con la popolazione nativa.
Kevin Michael Rudd, primo ministro australiano, il 13 febbraio 2008 durante una seduta parlamentare, ha chiesto ufficialmente scusa ai popoli aborigeni per tutte le violenze subite in più di 200 anni di storia dell'Australia Bianca, segnando non l'apice, ma comunque un essenziale passo nel processo di riconciliazione, assieme ad altri importanti presìdi, come il riconoscimento del diritto di voto agli aborigeni nel 1967 e il Native Title Act, legge a favore degli aborigeni per l'avanzamento di rivendicazioni territoriali.
Sebbene persistano in certi ambienti dei nativi problemi come l'alcolismo e la violenza domestica, una grossa parte della popolazione nativa è integrata: si va dall'arte, allo sport, al commercio, alle istituzioni.
Gli italo-australiani sono presenti in molte città, ma soprattutto nello Stato di Victoria, con 82.851 unità, e nello Stato del Nuovo Galles del Sud, con 55.172 unità.
Ormai gli italiani residenti in Australia sono per il 63% ultrasessantenni, dei quali 176.536 arrivati prima del 1980. Infatti, se l'afflusso degli italiani aumentò progressivamente nel secondo dopoguerra, dagli anni settanta in poi calò drasticamente[26]. Si nota però un'inversione di tendenza negli anni 2000, con un rinnovato maggiore afflusso di migranti, in particolare a partire dal 2008, conseguenza diretta della crisi internazionale che ha colpito duramente l'economia italiana.
Dal punto di vista religioso il 79% degli italo-australiani è cattolico, il 3,2% si dichiara anglicano, il restante o è ateo, oppure è fedele ad altre confessioni, ovvero non si dichiara.
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