PORTOGRUARO:
DAL CIRCOLO PD DI PORTOGRUARO IL TESTO INTEGRALE DE "L'APPASSIONATO INTERVENTO DI ANDREA MARTELLA SULLA FIGURA DI ALDO CAMPONOGARA".
Domenica 25 Luglio 2021
INTERVENTO DI ANDREA MARTELLA
In occasione dell’intitolazione della Sede del Circolo PD di Portogruaro ad ALDO CAMPONOGARA
Buongiorno a tutti e grazie per avermi invitato ad essere qui con voi oggi, in un’occasione così bella e importante. Per me è davvero un onore prendere la parola e ricordare un uomo come Aldo Camponogara, che per Portogruaro e per la nostra terra ha significato così tanto.
Intitolare a lui questo circolo del Pd è una scelta quanto mai giusta. E al tempo stesso è una cosa in qualche modo “naturale”, per molti motivi.
C’è innanzi tutto un forte sentimento di riconoscenza, per il suo impegno politico, civico e sociale. E c’è un sentimento di affetto.
Chi come me, come tutti voi, ha conosciuto Aldo, non poteva non stimarlo e volergli bene per come era, per la sua coerenza, per la passione che sapeva mettere in ogni momento del suo impegno politico e civile. Per tutto ciò che è stata la sua vita.
Nella copertina del libro-intervista uscito da poco, che davvero invito a leggere, riconosciamo, nella foto sorridente di Aldo che saluta, l’uomo che ciascuno di noi ricorda.
Un uomo cordiale, rispettoso, che sapeva ascoltare, che sapeva legarsi alle persone, che sapeva vivere “dentro” l’ambiente, la natura, la storia.
Aldo amava la politica, per il cambiamento che la politica, la “buona politica”, poteva portare.
Era curioso e attento al progredire delle situazioni, all’evolversi dei tempi.
Intitolando a lui il circolo di Portogruaro, riconosciamo e sottolineiamo il ruolo che ha avuto nella nostra Comunità. È un po' come assumerne le qualità, le caratteristiche, considerandole identificative e fondanti.
Le scelte di vita di Aldo sono state molte e diverse, ma gli obiettivi hanno un unico filo conduttore: contribuire a cambiare e a migliorare la vita della Comunità.
La scelta e l’impegno di Aldo nella Resistenza rappresentano l’avvio di un percorso personale che poi non si è mai fermato.
Molto è stato detto sulle esperienze di Aldo in quel periodo. Permettetemi però di sottolineare che quando insieme al fratello Angelo e a Giancarlo Madrassi decise di salire in montagna e di combattere con i partigiani in Val d’Arzino, aveva solo vent’anni.
Erano i primi portogruaresi a fare quella scelta. Seguiti ben presto da altri giovani, come Gianni Artico e Dino Moro, Salvatore Ferraro e Stefano Fumei, i fratelli Carlassare, Ampelio Iberati e Gualtiero Michelon.
Aldo - nome di battaglia “Lemene”, come il nostro fiume – una volta raccontò di essersi ritrovato alla perfezione nel ritratto che esce dalle bellissime pagine del romanzo di Luigi Meneghello, I PICCOLI MAESTRI: "Erano studenti, poco più che ragazzi, eppure sentivano che la Storia non poteva passare loro accanto, sentivano la necessità di essere protagonisti di un cambiamento. Maturarono il loro antifascismo sul campo, nel modo più vivo e intenso possibile.
“Per noi era un fatto morale”, diceva Aldo. “Il Paese era stato sconfitto, era stato umiliato, e noi sentivamo che bisognava riscattare questa umiliazione”.
In questo senso la sua è davvero la storia di una generazione.
La storia di tanti giovani che fecero, entrando nelle file della Resistenza, la scelta che avrebbe cambiato la vita loro e dell’Italia.
La storia di tante ragazze e tanti ragazzi che scelsero di non lasciarsi vivere, di non pensare alla vita come una chiusura in sé stessi e quindi di prendere parte alla lotta di liberazione, per la conquista della democrazia e il raggiungimento di una libertà che la dittatura fascista aveva calpestato e umiliato, impedendo agli italiani di votare e di riunirsi in partiti e libere associazioni, dicendo loro cosa poteva essere stampato e letto, chi poteva avere una cattedra per insegnare e chi no, cosa si poteva dire e cosa no.
Oggi troppo spesso si tende a dimenticare, a rimuovere, a confondere. Da qualche parte si vorrebbe far calare l’oblio su quella stagione, così da facilitare una sorta di equiparazione delle parti in conflitto. Tutto indistinto, tutto uguale: gli uomini in lotta, le loro idee.
Non è così. Non potrà mai essere così. Perché la storia si è già incaricata di dirci tutto, di stabilire chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto: non si può in alcun modo pensare di equiparare Salò e la Resistenza, il fascismo e l’antifascismo.
Fu giusta una sola scelta: quella compiuta da chi combatté contro il nazismo, le stragi, le rappresaglie, le deportazioni, le leggi razziali, i tanti eccidi che si consumarono in Italia e anche nella nostra città e nel nostro territorio.
Cosa sarebbe oggi l’Italia senza quel contributo decisivo alla costruzione della democrazia, alla nascita della Repubblica e della Costituzione Italiana?
Certo, ciò che vediamo e sentiamo tutti i giorni ci deve portare a non abbassare mai la guardia e a contrastare ogni tentativo di affermare modelli e culture illiberali che riducono i diritti, ogni tendenza a diffondere nel cuore della società e del dibattito pubblico il livore personale, le semplificazioni, la demagogia, i richiami nazionalistici di un sovranismo che punta solo a soffiare sul fuoco delle paure delle persone, per alimentarle e trarne un tornaconto politico.
Di fronte a queste posizioni, a queste teorie disgreganti, abbiamo però gli anticorpi democratici che ci ha trasmesso proprio la generazione di Aldo, che si è battuta per fare dell’Italia un Paese libero, dove il libero confronto e il valore della giustizia sociale non possono e non devono essere messi in discussione.
Aldo non solo seppe fare quella scelta, ma capì che la ricostruzione del nostro Paese passava attraverso un impegno personale e politico, finalizzato a perseguire il bene comune.
La sua naturale vocazione a schierarsi a fianco dei più deboli, il suo senso innato per la giustizia sociale, trovò nel Pci il luogo migliore in cui potersi esprimere. Ad interessarlo erano i problemi reali delle persone. Sapeva stabilire rapporti di amicizia forti e continuativi.
È giusto ricordare, per esempio, i legami con le Famiglie Drigo, Bonato e Toffolon.
Negli anni Settanta, il confronto franco e vivace con tanti esponenti del Pci di allora non lo spaventava. Ma non gli piaceva sottostare o attardarsi in battaglie inutili.
Era un uomo di sinistra, era un riformista che concepiva la politica come servizio. Questo è stato sempre, con passione e con coerenza, Aldo Camponogara.
Lo è stato in qualsiasi ruolo abbia ricoperto: alla guida della Camera del Lavoro o della Sezione del partito, Consigliere provinciale e regionale, sui banchi del Consiglio comunale e Vicesindaco della prima giunta di centrosinistra della città.
Del riformista, come peraltro i suoi compagni di strada, Gianni Pellicani e Lucio Strumendo, aveva la capacità di unire idealità e concretezza, realismo e visione del futuro.
Vorrei fare, a riguardo, solo due esempi.
Il primo riguarda la battaglia da lui avviata contro il progetto della Raffineria. Sarebbe stato facile, allora, cedere alle muse incantatrici dei possibili posti di lavoro da creare.
Aldo, insieme a tanti altri, seppe guardare avanti: alla qualità della vita, al turismo, all’ambiente. Senza quella battaglia il nostro territorio sarebbe oggi devastato e degradato.
Il secondo esempio ha a che fare con la sua esperienza come Presidente del Covenor. In quella veste amava promuovere convegni e iniziative che si occupavano di analizzare i possibili interventi economici e infrastrutturali che avrebbero potuto permettere, attraverso un’efficace programmazione, di far crescere il territorio, di portare sviluppo e creare lavoro.
Quella esperienza, che cercava di raccordare servizi e politiche per il territorio Portogruarese, che cercava di dare un ruolo ed un peso istituzionale alla nostra area, ha di fatto precorso i tempi di quella collaborazione tra Enti e Comuni, che ha caratterizzato soprattutto gli anni Novanta, con tante e proficue esperienze amministrative e con la Conferenza dei Sindaci.
Alcuni Amministratori stanno ancora percorrendo le strade che lui ha contribuito a individuare e a far crescere.
In occasione del conferimento del Premio Gervino Città di Portogruaro nel 2008, l’allora Sindaco Antonio Bertoncello, con il quale, fino all’ultimo, Aldo, così come con Giulia sua moglie, ebbe un intenso rapporto umano e politico, citò alcuni passaggi dei suoi discorsi davvero significativi.
Ad esempio, quello, del 1975, in cui Aldo affermava che per portare avanti un’efficace “impresa di risanamento e rinnovamento del Paese” sarebbe stata necessaria “la collaborazione, l’unità nella diversità, che consenta a ciascuna forza politica di portare il proprio autonomo e originale contributo mantenendo la propria identità”.
O ancora quello dell’anno successivo, in cui diceva, cito ancora testualmente: “misuriamo tutti, giorno per giorno, la nostra inadeguatezza, la nostra estrema insufficienza rispetto alla domanda politica, rispetto a quello che sale dal Paese, a quello che cambia nel Paese”.
Ecco, io credo che queste parole dimostrino la sua consapevolezza, il suo senso del limite, la sua umiltà nell’affrontare incarichi e nel vivere la politica.
E credo non manchino, a ben vedere, le analogie con il nostro presente, quanto mai complesso e difficile, pieno di incognite e insieme di aspettative.
Aldo, poi, fondò e contribuì a rivitalizzare tante associazioni e gruppi culturali, intuendo prima di altri l’importanza, per il territorio, di un raccordo e di un sostegno alle associazioni tramite una fondazione di Comunità.
E insieme a tutto questo, aveva una grande capacità di ascolto, che unita ad una curiosità innata verso gli altri e verso il futuro, gli permise di svolgere spesso una vera e proprio “funzione pedagogica” e di formare quelle classi dirigenti che poi a loro volta sarebbero state preziose per il nostro territorio.
Per tutto questo, allora, è giusto ed è bello che il nome di Aldo Camponogara sia per sempre legato alla nostra città, al Partito Democratico al quale fu iscritto fino all’ultimo giorno, a questo nostro circolo.
Per questo e perché occorre avere memoria.
Se oggi i nostri giovani, pur tra tante difficoltà, possono pensare al loro futuro in un paese libero, lo devono a uomini come Aldo, alla sua generazione.
Senza memoria un paese non può esistere. Soprattutto oggi, mentre in Europa restano evidenti i sintomi di xenofobia, di razzismo e di intolleranza, stretti parenti di teorie e posizioni sovraniste disgreganti e pericolose, i giovani, le ragazze e i ragazzi italiani, devono sapere che la nostra storia e il loro futuro devono molto a persone come Aldo.
Conoscere e ricordare ciò che è stato è il modo migliore per capire il presente e per far sì che l’umanità proceda lungo l’unica via possibile, quella in cui lui credeva: la via del rispetto della libertà e dei diritti di ogni individuo, della convivenza fra i popoli e fra le persone, della pace.
Grazie davvero, quindi, al Circolo di Portogruaro per questa iniziativa.
E grazie soprattutto ad Aldo Camponogara, per quello che ha rappresentato e che ha saputo dare a tutti noi.
Andrea Martella
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