Una piccola tradizione padovana vuole che i più piccoli ci salgano sopra. È divertente farlo perché si possono fare tantissime cose: farsi fare una foto dai genitori, giocare e vincere il posto oppure fare finta che i felini siano veri grossi micioni da accarezzare!!!
Anche io, come tutti i bambini che si rispettino, sono salita sopra questi grossi leoni innumerevoli volte, litigando con mia sorella che, essendo la maggiore, aveva la precedenza. Poi ho lasciato il posto ai miei figli che essendo gemelli, volevano a tutti i costi salirci contemporaneamente e il più delle volte scivolavano rovinosamente.
I leoni sono posti all’ingresso di uno degli edifici più importanti di Padova, Il Caffè Pedrocchi costruito nel 1831 dall’architetto Giuseppe Jappelli. Questo edificio è ricco di storia e di cultura: un vero e proprio gioiello di arte, dall’ingresso neoclassico alla parte superiore neogotica (il cosiddetto Pedrocchino). Nell’ottocento Il caffè era ritrovo di intellettuali, poeti e da ferventi patrioti risorgimentali. Per volere del suo fondatore Antonio Pedrocchi, tutti potevano accedere al suo Caffè e sedersi comodamente sotto i suoi portici: l’accoglienza era fondamentale. Le sue sale interne erano suddivise per colore e tema: la sala egizia, la pompeiana, la romana, la napoleonica e poi le sale dedicate a Belzoni e Rossini. Nella famosa sala bianca, poi, è rimasta ancora oggi una testimonianza storica: il segno di un proiettile austriaco del periodo dei moti del 1848. Ancora oggi il Caffè è un centro culturale di riferimento per la città ma anche un posto amato dalla gente e dai bambini che giocano ancora correndo tra un leone ed un altro.
Forse non tutti sanno che questo Caffè viene chiamato “il Caffè senza porte” da un noto proverbio che descrive la mia città come: “la Città dal Santo senza nome, dal Caffè senza porte e dal Prato senza valle”
È presto detta la spiegazione: il santo è S. Antonio talmente importante che non serve chiamarlo, poiché per noi è il Santo per eccellenza, il caffè senza porte è il Caffè Pedrocchi dove, la sua struttura ad enfilade con doppio ingresso, dimostra di non avere una porta. Infine il Prato è una delle piazze più grande d’Europa, Prato della Valle dove al centro c’è un bellissimo prato contornato da statue in marmo.
Questi sono i luoghi simbolo di Padova ma c’è tutta una città da scoprire e da vivere, molti scorci e paesaggi unici come i profumi inconfondibili del Sotto Salone e i colori variopinti delle bancarelle delle piazze. La “medioevalità” di Padova si scopre nei suoi portici e viuzze e naturalmente dagli affreschi trecenteschi. La Urbis Picta, così chiamata e riconosciuta dall’UNESCO è tutta da scoprire!
Ora mi collego a qualche articolo precedente dove avevo posto un piccolo indovinello. Ero infatti ritratta in piazza Duomo e avevo accennato ad un luogo poco conosciuto ma veramente speciale. Quindi, visto il mio giro virtuale per Padova fatto oggi, posso svelarvelo. Basta che il visitatore faccia tutto il giro della piazza del Duomo per accorgersi della esistenza, proprio sulle fondamenta della abside della cattedrale, di una casupola trecentesca ancora intatta. Qui in questa casa canonicale visse uno dei poeti più famosi al mondo Francesco Petrarca. Ospite di Francesco di Carrara, ci soggiornò a lungo e vi ospitò anche Boccaccio. Colpisce la semplicità di questa dimora e vi assicuro che, standoci vicino, si percepisce chiaramente il grande spirito di questo uomo illustre e grande poeta. Chiudendo gli occhi, in questo luogo, si riesce a sentire la forza dei suoi versi così grandi, del suo pensiero così precursore dei tempi.
Vorrei oggi citarne uno dei miei sonetti preferiti tratto dall’ Opera Somma di Petrarca “Il Canzoniere” dal titolo “Era il giorno ch’al sol si scolorano” . In questo estratto egli descrive il primo incontro con Laura la cui bellezza, è per il poeta, talmente travolgente che in quel giorno di aprile i raggi del sole sono impalliditi come nel giorno della Passione del Creatore. Una figura retorica questa veramente dirompente per il periodo! Infatti Petrarca paragona la bellezza della amata alla figura di Cristo, cosa veramente ardita nel 300! Non solo ma la forza della bellezza di Laura è tale che riesce a far impallidire ciò che di più lucente esista. Il cielo è quindi pallido e freddo senza la luce dell’amata che ha la forza di smorzare il sole come solo il grande Creatore riesce a fare!
“ Era il giorno ch’al sol si scolorano
per la pietà del suo factore i rai,
quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
che i bè vostr’ occhi, donna, mi legarono.”
( F. Petrarca - 1348)