UN'ALTRA PUNTATA DELLA RUBRICA "MARIANGELA BARALDI ART" DELLA NOSTRA PITTRICE MARIANGELA BARALDI, DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE.
La teoria della “pittura a macchia” è priorità italiana. Nasce in Toscana nella seconda metà dell’ottocento anticipando, seppure di poco, quella impressionista francese. I concetti base del movimento si avvicinano ai principi impressionisti poiché muovono contro il puro formalismo della pittura accademica cercando un’ interpretazione verista.
La pittura di questo movimento è composta dall’accostamento di macchie di colori distinti e le gamme accostate e sovrapposte creando le vere forme. Nello spazio reale, infatti, gli oggetti sono sempre sottoposti alla luce e non sono fatte solo di contorni. Quindi, mentre in Francia si sperimentava il “en plein air” in Italia S. Lega e G. Fattori dipingevano con questa tecnica assolutamente pioneristica. Infatti, sebbene nel seicento, nella pittura di genere e nella scuola caravaggesca, si era sperimentato il chiaroscuro, le modalità di primeggiare il colore rispetto alla forma e ai contorni si dimostrò del tutto innovativa. Giovanni Segantini è un pittore che infatti muovendo dalla pittura a macchia arriverà ad anticipare il Divisionismo.
Di formazione accademica, Segantini, dapprima legato alla cultura lombarda si differenzia e si evolve nelle sue preziose interpretazioni delle montagne della Valle Engadina. Nel “Trittico delle Alpi”, infatti, (la sua opera maggiore) egli arriva alla sua più alta maturazione.
Segantini è uno dei miei pittori preferiti proprio per la sua gamma di colori, i suoi soggetti e paesaggi che esprimono intimità e rappresentazione di un mondo contadino e montano di altri tempi come nella” Raccolta del fieno” o nel “Traghetto dell’Ave Maria”.
La sua rappresentazione delle pecore, mucche e animali di montagna è assolutamente realista come nel famoso “Capriolo morto” dove la desolazione di un cucciolo abbandonato nella paglia è stridente. Questa interpretazione di Segantini mi ha ispirato a dipingere il mio capriolo ma non morto, vivo e in mezzo alla neve invernale (ambientazione che lui amava) proprio come “continuazione “della sua mirabile opera facendo finta che il capriolo non fosse morto ma solo addormentato e che poi si fosse risvegliato nella sua amata natura antica!!!
Olio su tavola anticata “Capriolo in natura antica”
omaggio a G. Segantini
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