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martedì 18 ottobre 2022

UN'ALTRA PUNTATA DELLA RUBRICA "MARIANGELA BARALDI ART" DELLA NOSTRA PITTRICE MARIANGELA BARALDI, DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE.

 


UN'ALTRA PUNTATA DELLA RUBRICA "MARIANGELA BARALDI ART" DELLA NOSTRA PITTRICE MARIANGELA BARALDI, DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE.



La teoria della “pittura a macchia” è priorità italiana. Nasce in Toscana nella seconda metà dell’ottocento anticipando, seppure di poco, quella impressionista francese. I concetti base del movimento si avvicinano ai principi impressionisti poiché muovono contro il puro formalismo della pittura accademica cercando un’ interpretazione verista.

La pittura di questo movimento è composta dall’accostamento di macchie di colori distinti e le gamme accostate e sovrapposte creando le vere forme. Nello spazio reale, infatti, gli oggetti sono sempre sottoposti alla luce e non sono fatte solo di contorni. Quindi, mentre in Francia si sperimentava il “en plein air” in Italia S. Lega e G. Fattori dipingevano con questa tecnica assolutamente pioneristica. Infatti, sebbene nel seicento, nella pittura di genere e nella scuola caravaggesca, si era sperimentato il chiaroscuro, le modalità di primeggiare il colore rispetto alla forma e ai contorni si dimostrò del tutto innovativa. Giovanni Segantini è un pittore che infatti muovendo dalla pittura a macchia arriverà ad anticipare il Divisionismo.

Di formazione accademica, Segantini, dapprima legato alla cultura lombarda si differenzia e si evolve nelle sue preziose interpretazioni delle montagne della Valle Engadina. Nel “Trittico delle Alpi”, infatti, (la sua opera maggiore) egli arriva alla sua più alta maturazione.

Segantini è uno dei miei pittori preferiti proprio per la sua gamma di colori, i suoi soggetti e paesaggi che esprimono intimità e rappresentazione di un mondo contadino e montano di altri tempi come nella” Raccolta del fieno” o nel “Traghetto dell’Ave Maria”.

La sua rappresentazione delle pecore, mucche e animali di montagna è assolutamente realista come nel famoso “Capriolo morto” dove la desolazione di un cucciolo abbandonato nella paglia è stridente. Questa interpretazione di Segantini mi ha ispirato a dipingere il mio capriolo ma non morto, vivo e in mezzo alla neve invernale (ambientazione che lui amava) proprio come “continuazione “della sua mirabile opera facendo finta che il capriolo non fosse morto ma solo addormentato e che poi si fosse risvegliato nella sua amata natura antica!!!




Olio su tavola anticata “Capriolo in natura antica”


omaggio a G. Segantini




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