UN'ALTRA PUNTATA DELLA RUBRICA "A BRIGLIE SCIOLTE" DEL NOSTRO CO
FONDATORE ANDREA ZILLI CON TRE SUE OPERE DA NON PERDERE ASSOLUTAMENTE.
CORPO MALATO
Vorrei con una spugna cancellare
tutta la follia che porta la noia.
Non è uno sguardo bendato
è lo specchio della criminalità.
Vite innocenti
spezzate per gioco.
Destini spezzati
da un corpo malato.
La resa dei conti arriverà
e guardando in faccia la propria nullità
si nasconderà per la vergogna.
La coscienza affogata nell'esibizionismo
del lato più folle,
chi dietro uno schermo grida morte
non può mascherare la propria complicità.
Tutti sono sulla stessa giostra
di questo mondo malato
che ha perso ogni rispetto.
Vivono dentro una realtà
dove esibiscono il loro lato più malato.
LA POESIA PRENDE ISPIRAZIONE DALLA VICENDA SUCCESSA IN SARDEGNA DOVE UN RAGAZZINO INSIEME AGLI AMICI HA LANCIATO UN GATTINO GIU' DA UN PONTE A LANUSEI.
LA PROPRIA LUCE
La belva oscura
si fa strada tra le armi affilate.
Dalla bocca di fiamme
libera la propria sentenza.
Gli occhi del nemico
avvolti dal terrore.
La notte trova la propria luce
dal fuoco che dalla bocca arriverà dentro la paura.
Tremano le mura
della città sotto l'assedio.
Gli occhi segnati dal pensiero
mentre ogni timore scava solchi nella mente.
Cadrà ogni pietra
e sotto le frecce
riposerà la gloria.
La belva oscura
colpirà con forza
cercando una breccia.
La notte è avvolta dalle fiamme
per il silenzio non è ancora il momento.
Sotto l'attacco dal cielo
troveremo la dimora eterna.
La "Belva oscura" sarebbe l'ariete.
L'ariete era un'arma da assedio. Veniva usato per sfondare le porte di accesso delle fortezze e dei castelli, o le mura quando non erano particolarmente spesse, praticandovi delle brecce. Probabilmente inventato dagli Assiri nel IX-VIII secolo a.C., fu usato per la prima volta in occidente dagli spartani nel 427 a.C. durante l'assedio di Platea.
In realtà più che il classico ariete ho pensato ad una versione molto più oscura e avvolta dalle fiamme un pò come si vede nel terzo film della saga Il Signore degli Anelli.
IL TEMPO DONATO
Ho lasciato andare la mano
e ho accettato il tempo che è stato donato.
Avrei voluto mille attimi ancora
da scrivere sulla pelle tremante.
Ci sono cose che resteranno tra le labbra,
ci sono momenti che non torneranno.
Ho lasciato andare il momento
soffocando ogni singola emozione.
Avrei voluto con un colpo di spugna
riscrivere nuove pagine di quel libro.
Avrei voluto mille attimi ancora
perchè c'era ancora tanto di cui parlare.
Ci sono strade destinate a separarsi,
la sabbia nella clessidra ha finito di scendere.
Non si è mai pronti,
non lo saremo mai.
Vivere ancora per un attimo quel sorriso
e ritrovare quelle semplici attenzioni.
Ho lasciato andare la mano
nascondendo in un apparente serenità
il volto sgretolato.
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